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Messa di Natale in Cattedrale

«Portate l’Eucarestia al centro del Natale» «Portate l’Eucaristia al centro della celebrazione delle festività natalizie»: è stata l’esortaz...

«Portate l’Eucarestia al centro del Natale»

«Portate l’Eucaristia al centro della celebrazione delle festività natalizie»: è stata l’esortazione che ha pronunciato l’arcivescovo di Gorizia, Carlo Redaelli, nel corso della sua omelia nella...



«Portate l’Eucaristia al centro della celebrazione delle festività natalizie»: è stata l’esortazione che ha pronunciato l’arcivescovo di Gorizia, Carlo Redaelli, nel corso della sua omelia nella messa della notte di Natale in Cattedrale. Rievocando la nascita del presepe, “inventato” da San Francesco nel 1223, Redaelli ha sottolineato «Che cosa ha posto il santo su quella roccia trasformata con un po’ di paglia in una mangiatoia, quella roccia vicino alla quale aveva collocato un bue vivo e un asinello altrettanto in carne ed ossa e aveva disposto attorno la gente di Greccio a rappresentare i pastori di Betlemme? La risposta sembrava ovvia: un bambinello vivo, vegeto e vispo per rappresentare Gesù Bambino come avviene ancora oggi nei presepi viventi o almeno una statuetta del Bambino. Invece la risposta giusta è “niente”. Niente perché san Francesco in quella notte santa non aveva collocato niente al centro del presepe, ma su quella mangiatoia trasformata in altare aveva fatto celebrare da un sacerdote amico la santa Messa. Lui, il santo, che non era sacerdote, ma diacono, aveva proclamato il Vangelo e “poi – come scrive il suo biografo – aveva parlato al popolo e con parole dolcissime rievocato il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme”. Francesco realizza il presepe per aiutare la gente di Greccio a sentirsi contemporanea di quanto raccontato dal Vangelo, ma non fa una recita, né una rappresentazione. Mette al centro l’Eucaristia, la presenza reale di Gesù che si dona a noi. E il nostro frate di Greccio aveva aggiunto: con l’Eucaristia noi abbiamo la possibilità di penetrare profondamente nel mistero del Natale, perché possiamo entrare realmente in comunione con la Parola fatta carne».


«Questa notte santa - ha proseguito il presule - siamo venuti qui in chiesa non per vedere un presepe, né per fare una recita e neppure per ricordare, attraverso il racconto evangelico, un fatto di duemila anni fa. È vero c’è qui la statua del Bambino, ma è solo un segno. Noi siamo venuti qui per celebrare l’Eucaristia. Ma è qualcosa che facciamo tutte le domeniche: che cosa avrebbe allora di speciale celebrarla la notte di Natale? Solo il contorno di un po’ di luci, il fascino di un po’ di poesia, il riemergere di teneri ricordi dell’infanzia? Celebrare l’Eucaristia è sempre celebrare la Pasqua, che sia Natale o Ferragosto o una domenica di Quaresima o una qualsiasi durante l’anno. È sempre celebrare il mistero del Signore che ha donato la sua vita per noi e solo per questo quel Bambino annunciato dagli angeli ai pastori di Betlemme è il Salvatore, colui che nasce per morire in croce per noi e per risorgere. C’è una profonda connessione tra il Natale e la Pasqua che viene spesso ricordata anche dal modo con cui viene reso artisticamente il Natale». (chr.s.) Fonte Messaggero Veneto

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